Ragazzi di vita-Pier Paolo Pasolini

“Era una caldissima giornata di luglio. Il Riccetto che doveva farsi la prima comunione e la cresima, s’era alzato già alle cinque; ma mentre scendeva giù per via Donna Olimpia coi calzoni lunghi grigi e la camicetta bianca, piuttosto che un comunicando o un soldato di Gesù pareva un pischello quando se ne va acchittato pei lungoteveri a rimorchiare.”

Così inizia uno dei libri più belli finora letti: Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini. Il romanzo, ambientato nella Roma del dopoguerra degli anni ’50, si svolge in un contesto picaresco tra ragazzini già adulti, povertà e borgate romane. Come sfondo una Roma monumentale e affascinante come poche città sanno esserlo. E’ quasi palpabile la contrapposizione tra due realtà differenti: Roma con i suoi monumenti e la sua bellezza eterna; la decadenza e la vita miserabile nelle borgate romane. Si alternano ed intrecciano le vicende dei personaggi quali Riccetto, Alduccio, Caciotta, Lenzetta e come questi tanti altri che condividono lo stesso rango sociale oltre che le stesse azioni quotidiane scandite da furti e continua violenza. Il romanzo racconta in maniera sorprendente le loro giornate, trascorse alla continua ricerca di soldi, prostitute e spesso all’insegna della noia. Questo è il motivo per cui necessitano di trovare qualche diversivo, qualcosa che li tenga occupati durante la giornata. Sono personaggi senza alcuna integrazione sociale o lavorativa, emarginati, i quali hanno alle spalle famiglie disagiate, sfrattate, non curanti dell’educazione dei loro figli e la cui unica preoccupazione sono i soldi da portare a casa.

I personaggi sono ragazzini che hanno perso sin da subito la loro innocenza, tipica della loro età, lasciando spazio a malizia, tracotanza, violenza e strafottenza. Non esistono rapporti di amicizia, amore o affetto: è la povertà, il loro status sociale a volerli così. Ogni loro azione è dettata dalla rabbia, dalla necessità, dal divertimento, non esiste affidabilità, rispetto tra loro. Si ritrovano a trascorrere le loro giornate insieme perché uguali, perché tipi del genere non sarebbero mai accettati da quella società continuamente sfigurata e derubata da gente come loro. Si ritrovano ad affrontare le lunghe giornate per le strade di Roma, compiendo l’ennesimo furto,  derubando addirittura l’amico che aveva più soldi degli altri in tasca. Non hanno punti di riferimento, la loro vita è la strada, è qui che sono cresciuti in fretta, hanno imparato a rubare i soldi alle anziane signore sugli autobus o al mendicante cieco.

Uno dei personaggi principali del romanzo è Riccetto di cui l’autore segue la crescita: l’arco narrativo si apre con il salvataggio da parte del Riccetto quando era soltanto un bambino, di una rondine che stava annegando e si conclude con la morte di Genesio, avvenuta proprio sotto gli occhi del personaggio ormai adulto, il quale, spaventato, abbandona l’idea di salvarlo pensando che fosse ormai troppo tardi e scappa via. L’umanità di Riccetto, che anni addietro lo aveva spinto a salvare quella rondinella, è ormai sparita,  l’individualismo tipico del consumismo borghese, ove non alberga alcuna solidarietà tra gli uomini, ha preso il suo posto.

Il fiume è il luogo di ritrovo dei ragazzini e porta con sé una forte connotazione metaforica: il fiume non è altro che lo scorrere inesorabile della vita, così come la vita dei personaggi che hanno più o meno destini simili. L’acqua ha un ruolo fondamentale: si attraversa il fiume per dimostrare la propria bravura e le proprie capacità. Riccetto, Caciotta sono stati tanto coraggiosi da attraversarlo, Genesio, invece,trova la morte proprio in quelle acque dinanzi ai suoi due fratellini e a Riccetto.

“Ma lui non riusciva ad attraversare quella striscia che filava tutta piena di schiume, di segatura e d’olio bruciato, come una corrente dentro la corrente gialla del fiume. Ci restava nel mezzo, e anziché accostarsi alla riva, veniva trascinato sempre in giù verso il ponte.”

Il romanzo è raccontato con un crudo realismo, ben sottolineato dal continuo utilizzo del dialetto romanesco e delle imprecazioni, per questo Pasolini fu duramente criticato. A far scandalo, oltre alle scelte linguistiche, fu anche la scelta dello scrittore di porre come protagonista il popolo delle borgate, la parte più bassa della società, la parte più fastidiosa per i benpensanti di quegli anni, da tenere nascosta e a cui non dare alcuna voce.

Antonia