Russia-il viaggio

Oggi voglio scrivere della Russia, Paese in cui ho avuto la fortuna di vivere per ben quattro lunghi e freddi mesi. Eh già, grazie ad una borsa di studio dell’Università ho avuto la possibilità di trasferirmi in una città a Nord della Russia, Yaroslavl’, forse a molti sconosciuta, ma ben conosciuta e apprezzata sia dai russi che da coloro i quali hanno in programma un bel viaggetto nel cosiddetto anello d’oro. Infatti Yaroslavl’ insieme ad altre dieci città appartiene al gruppo di città più storiche della Russia, ricche di Chiese e Monasteri.

Ricordo che era il mese di maggio ed io ero in viaggio, quando consultando la mia posta elettronica mi accorsi che era appena arrivata una mail dalla Professoressa di Lingua Russa. Non sto a dirvi l’emozione provata nel leggere che ero una delle vincitrici della borsa di mobilità extraeuropea. L’emozione fu incredibile, tanto da avere gli occhi pieni di lacrime. Eh già, è stata non solo una grande soddisfazione, ma la prova che non fa male sognare, anzi…forza di volontà, pazienza, costanza e tanta passione sono fondamentali per il raggiungimento dei propri obiettivi.

Dalla comunicazione della vittoria della borsa sino alla partenza, è stato un continuo viaggiare tra Napoli- Roma- Consolato Russo-Ufficio della Professoressa. Per non parlare degli innumerevoli problemi incontrati per il rilascio del visto e la preoccupazione che sarei potuta partire in ritardo. Problemi ordinari per la burocrazia russa.

Finalmente dopo tre mesi di attese e una buona dose di ansia è giunto il gran giorno, sembra ieri: 01/09/2015. In partenza da Roma con me c’era un’altra ragazza, poi divenuta un’amica, Marta. Non sapevamo cosa ci aspettasse, ma entrambe, nonostante ci trovassimo sull’aereo diretto a Mosca, ancora non riuscivamo a renderci conto che la nostra vita sarebbe stata differente per ben quattro mesi.

Arrivo a Mosca. Da premettere che la lingua veicolare non è l’inglese, bensì il russo. Grosse risate. Il russo, a mio parere, è tra le lingue più difficili al mondo, ed esprimersi non è affatto, quella che si direbbe, una passeggiata. Una montagna ripida da scalare, rende di più l’idea. Mosca risulta, inoltre, essere al primo posto tra le città più ostili nei confronti degli stranieri, per cui non solo non troverete insegne scritte in inglese, ma nessuno disponibile a parlare una lingua che non sia il russo.

Ritorniamo al punto principale. Arrivo a Mosca, saliamo in taxi e giungiamo alla stazione che avrebbe dovuto condurci a Yaroslavl’. Altre quattro ore di viaggio in un fantastico treno di stampo sovietico. Disagi e incomprensioni, soprattutto quando un uomo, gesticolando, si offre di portarci le valigie, quattro in totale senza contare gli zaini- ma si certo, facciamoci aiutare!- ecco spesi i primi 600 rubli, per carità una somma esigua, ma avremmo evitato volentieri.
Finalmente capiamo quale sia il nostro treno, mancavano esattamente cinque minuti alla partenza. Panico. Cominciamo a correre nonostante il peso delle valigie, ma riusciamo ad arrivare al nostro vagone. Ecco, un altro problema. Tra la banchina ed il treno vi è una distanza inimmaginabile, quindi proviamo con il salto in lungo. “Tutte esperienze”- continuiamo a ripeterci, ed è quanto ci ripeteremo da quel momento in poi. Finalmente siamo sane e salve sul treno.

Arriviamo a Yaroslavl’ alle 22. Ed ora? Ovviamente non c’era nessuno che fosse venuto a prendere queste due povere, esauste e ancora increduli ragazze. Ad un tratto siamo braccate da un tassista che vuole a tutti i costi darci un passaggio, è l’unico e sembra ubriaco. Cosa facciamo? Accettiamo o trascorriamo la notte in stazione? Accettiamo seppure poco convinte e preoccupate. Dopo una corsa in taxi da fare invidia alle più veloci gare di Fast and Furious, giungiamo allo studentato. In un bosco. Alberi. Alberi. Alberi. Buio. “Vabbé forse ci stiamo impressionando, non scorgiamo nulla perché è ormai buio.” Ad accoglierci due gattini affamati e ragazzini russi che ci aiutano con le valigie. Una specie di receptionist russa di circa ottant’anni, con aria di sufficienza ci mostra la stanza. Wow. Uno sgabuzzino per due persone. Non male la nostra dimora per i prossimi quattro mesi. Disfiamo le valigie e cominciamo a rendere quella stanza più vivibile. Forse ci riusciamo, ma i primi giorni saranno traumatici, soprattutto per la nostra schiena. Eh già, non abbiamo materassi morbidi e confortevoli, ma assi di legno sui quali poggia un finto e sottilissimo materasso. La stanchezza sopraggiunge e andiamo a dormire. Alle 11 del giorno successivo abbiamo appuntamento con un ragazzo francese ed uno americano. Eravamo noi gli unici quattro stranieri in uno studentato di russi. Veran, il ragazzo francese, ormai già da mesi lì a Yaroslavl’ ci mostra quali autobus prendere per raggiungere il centro e quindi l’università, no no, non sono autobus, ma pulmini, in russo marshrutka.
Sembra ancora un sogno, non sembra vero di trovarsi in una bellissima e caratteristica città russa. Così lontani dalla realtà a cui siamo abituati. E’ come se fossimo state catapultate in un mondo completamente diverso. Veniamo accompagnate in giro per le strade di Yaroslavl’, impossibile non notarne la bellezza e la particolarità. Ovviamente qualunque tipo di spiegazione e/o conversazione è tenuto in lingua russa. Traumatico per me, almeno all’inizio. Prima di assestarci e decidere le materie da seguire, trascorrono diverse settimane. Alla fine ci siamo: Lingua russa per stranieri- Storia della Letteratura russa accompagnata dalla pratica- Stilistica e cultura del discorso. Un po’ difficile all’inizio seguire materie così impegnative in lingua russa, ma a lungo andare riusciamo a seguire l’80% delle lezioni. Il russo dopo un’ora provoca mal di testa! La parte interessante di tutto ciò è stato il tirocinio come Insegnante di Lingua Italiana per i russi all’Università. Avevamo una classe di dieci alunni, tra cui Professoresse e tutti molto felici di imparare la nostra lingua, eh si perché è indiscutibile l’amore nutrito dai russi verso la cultura italiana. L’esperienza dell’insegnamento della Lingua Italiana è tra le cose più belle che abbia mai fatto.

Antonia