The catcher in the rye – Il giovane Holden

Il giovane Holden. Si tratta del celebre romanzo americano scritto da Jerome D. Salinger, il cui titolo originale è The catcher in the rye (letteralmente L‘acchiappatore nella segale). Il titolo allude ad un verso di una poesia di Robert Burns, Comin’ through the rye, storpiata da Holden quando la sorellina Phoebe gli chiede cosa vorrebbe fare da grande: “quello che salva i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale”.

Il protagonista è Holden Caufield, un ragazzino di 16 anni che  racconta, in prima persona, alcuni avvenimenti della sua vita a partire dall’espulsione dalla scuola, sino alla scena finale quando, Holden, ci rivela di essere malato di tubercolosi e di essere entrato in analisi, così come gli era stato consigliato dal suo amico Carl. Ragazzino estremamente intelligente, non riesce ad impegnarsi a scuola ed è questo il motivo delle svariate espulsioni.  Il romanzo non segue un arco narrativo cronologico, numerosi sono i flashback, attraverso i quali il lettore riesce a comprendere il motivo di certi comportamenti adottati da Holden.

La scrittura di Salinger appare semplice, chiara e diretta: riesce a tenere viva l’attenzione del lettore che viene continuamente catapultato nel passato del giovane alternando così avvenimenti passati a quelli che sta attualmente vivendo.

Riporto un passo importante e ricorrente de Il giovane Holden:”Io abito a New York e pensavo al laghetto di Central Park, vicino a Central Park South. Chi sa se quando arrivavo a casa l’avrei trovato gelato, mi domandavo, e se era gelato, dove andavano le anatre? Chi sa dove andavano le anatre quando il laghetto era tutto gelato e col ghiaccio sopra. Chi sa se qualcuno andava a prenderle con un camion per portarle allo zoo o vattelappesca dove. O se volavano via». Il pensiero delle anatre ritorna varie volte durante il romanzo, è come se Holden ne fosse completamente ossessionato, tanto che, porrà quella stessa domanda anche al tassista che lo conduceva per le strade di New York. Perché era così importante per un ragazzino di 16 anni sapere dove andassero a finire le anatre quando il laghetto di Central Park ghiacciava? Il significato potrebbe essere associato alla quotidianità, alle persone che ne fanno parte e che poi, spesso, svaniscono dalla nostra vita. Riflettendo su quanto affermato, è facile pensare a quante persone diventano parte integrante della nostra quotidianità, alcune per lungo tempo, altre per brevi periodi, per poi allontanarsi come spesso accade per diversi motivi. Dove finiscono allora tutte quelle persone a cui siamo stati legati? Dove vanno?  Capita spesso di porci domande del genere, domande che portano con sé una forte venatura malinconica e nostalgica per i tempi ormai trascorsi e per i sentimenti provati. Proseguendo  nella lettura del romanzo, sarà facile per il lettore comprendere perché Holden continua a chiedere delle anatre.

Il giovane  Holden è l’esempio emblematico del Bildungsroman, il romanzo di formazione. Il lettore è consapevole di avere dinanzi a sé  un ragazzo di soli 16 anni che agisce secondo le leggi della spensieratezza tipiche della sua età. E’ un adolescente ribelle, non ha alcuna intenzione di tornare a casa e affrontare i suoi genitori per rivelare l’espulsione dalla scuola. Preferisce vagabondare per le strade e i locali di New York , sperando di poter bere alcolici e trascorrere una notte in compagnia di prostitute, nonostante la sua giovanissima età. Eppure è come se non si sentisse soddisfatto di quella libertà, seppure poco duratura, a cui è andato incontro. Si sente solo. E’ solo. Le uniche persone a cui dovrebbe rivolgersi sono i suoi genitori, ma non vuole recare loro l’ennesima delusione. Pensa spesso alla piccola Phoebe, la sua sorellina, che descrive con parole dolcissime, spinto da tanto amore nei suoi confronti. Sarà proprio lei, attraverso l’innocenza e l’ingenuità tipica dei bambini, a condurre Holden verso l’età adulta, aiutandolo ad affrontare le proprie responsabilità.

Antonia

Chi è Ambrose Bierce?

Ambrose Bierce, scrittore e giornalista, è una figura geniale e controversa della letteratura statunitense di fine Ottocento. Grande maestro della narrativa breve, nei suoi racconti ha sempre descritto gli aspetti reali di un dramma vissuto in prima persona, la guerra. Quella guerra civile che è un tratto tipico, inestricabile della storia Americana, simbolo della condizione umana di quei tempi, che colpì profondamente l’autore tanto da influenzarne gli scritti.

Ambrose Bierce è stato, dai suoi contemporanei, definito Bitter Bierce (l’amaro Bierce), data la sua amarezza, i toni crudi, cinici e talvolta ironici con cui utilizzava la sua arma più temuta, ovvero la penna al fine di rappresentare il vero.

Sebbene Ambrose Bierce avesse più volte inserito nei suoi racconti elementi soprannaturali e fantastici sulla scia di un altro noto autore statunitense, Edgar Allan Poe, erano visibili le differenze tra questi. Bierce non scrive storie eccezionali in cui ad emergere è solo l’elemento fantastico, i suoi sono racconti semplici che mettono in scena esperienze comuni, di vita reale, accompagnate da un senso di soprannaturale e di morte. Inoltre, colloca gli orrori a cui l’essere umano è sottoposto e la morte nel contesto storico della guerra civile americana. Nel 1861, all’età di 18 anni prende parte alla suddetta guerra che durerà sino al 1865: macabra esperienza in cui Bierce è coinvolto e a cui vuole dare voce mettendola su carta, così da sfruttare la sua indole di giornalista. Pertanto nasce nel 1891 Tales of soldiers and civilians (poi ripubblicata nel 1899 con il titolo di In the Midst of life), in cui descrive le vicissitudini di guerra che tanto lo avevano colpito e, soprattutto, influenzato.

I soldati vengono ritratti nel momento in cui stanno per sparare ad un altro essere umano, o nel momento della loro morte, i civili invece, vengono ritratti in una serie di fraintendimenti senza avere piena coscienza della realtà o degli eventi che hanno luogo in quel dato momento.

Un esempio di ciò è dato dai racconti più noti quali Chikamauga, An occurrence at Owl Creek Bridge. Queste storie, così come tante altre contenute in In the Midst of life, sono raccontate in maniera dettagliata, intensa e oggettiva. I protagonisti sono coinvolti in scenari complessi in cui devono anche affrontare sfide psicologiche. Bierce penetra nei meandri della loro mente, li colloca in un mondo reale facendoli però ritrovare in situazioni che rimandano alla corruzione, al soprannaturale, alla morte e che s’intrecciano con la realtà crudele ed orribile della guerra. La scrittura di Bierce si riduce all’essenziale, ad un’abile concisione del testo. Ha un obiettivo ben preciso: rappresentare la brutalità di un crimine efferato, la follia di un disegno di guerra che si pone come artefice della debolezza e della fragilità dell’essere umano.

Un grande esempio in cui è possibile mettere in luce i tratti della sua narrativa sinora visti e comprendere i suoi obiettivi letterari è indubbiamente dato dal racconto An Occurrence at Owl Creek Bridge che consiglio a tutti coloro i quali hanno intenzione di scoprire questo meraviglioso scrittore! 

“War is God’s way of teaching Americans geography”  Ambrose Bierce

Antonia

On the road-Jack Kerouac

“A quel tempo danzavano per le strade come pazzi, e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno “Oooooh!”.

On the road, romanzo autobiografico scritto da Jack Kerouac e pubblicato nel 1957, si consacra presto come simbolo della Beat Generation di cui lo scrittore è voce portante. Ambientato nell’America degli anni ’40 affronta diverse tematiche in voga in quel periodo storico: la sperimentazione di droghe, il sesso, il rifiuto di norme sociali imposte e irrequietezza dell’essere.

Il romanzo, suddiviso in cinque parti, narra di una serie di viaggi ed episodi avvenuti attraverso gli Stati Uniti, permettendo al lettore di percepire sensazioni talmente vivide da avere l’impressione di viaggiare con i protagonisti, di conoscere le loro storie di vita intrecciate a quelle di gente estranea con la quale si viaggia per un paio d’ore, una notte,  per lunghi giorni facendo l’autostop.

E’ dunque la storia di un viaggio, un viaggio lungo durato due anni, dettato dalla ricerca del sé, dalla fuga dalla noia e dalla quotidianità, dalla ricerca di luoghi sempre diversi per sperimentare nuove emozioni e allontanare tutto ciò che potesse essere considerato alienante. Il romanzo descrive pienamente i giovani ragazzi del movimento culturale di quegli anni: il loro inconfondibile stile di vita contrapposto agli ideali borghesi dell’epoca, un accentuato individualismo, la libertà personale, la voglia di esperienze sempre diverse per riempire un vuoto pressoché esistenziale. Scorrendo le pagine del libro si ha l’immediata percezione che questa scelta di vita celi in realtà disagi dell’essere, la paura della solitudine, della morte, l’ansia di vivere…

La vita scelta da Sal Paradise e Dean Moriarty (trasfigurazioni letterarie di Jack Kerouac e Neal Cassady) è una vita nomade, permeata di continue e diverse esperienze, ma soprattutto di inquietudine e  incapacità di accettare la società  e le sue norme, che li porterà a spostarsi da uno Stato all’altro al fine di trovare una propria dimensione, un punto fermo e stabile, senza però riuscirci. Ciò descrive principalmente la condizione di Dean, il quale spingerà Sal ed i suoi vecchi amici a conoscere, sperimentare, ricercare. Non si sa esattamente cosa, ma la fuga è la risposta a qualunque dramma esistenziale o irrequietezza. Il viaggio e la strada sono la vita. L’anima è sofferente, instabile, la sola a domarla e ad assecondarla è la strada. Si parte, si abbandona la propria quotidianità e la certezza per l’incerto, ma solo le anime coraggiose e pazze sono capaci di tali atti. Forse amano talmente tanto la vita da non voler vivere relegati in un angolino del mondo per tutta l’esistenza, incontrando sempre gli stessi volti, vivendo quella quotidianità e quelle abitudini che, spesse volte, tanto soffocano…e allora si, l’unica via di fuga ad una vita meccanica e alienante è la strada. Ed anche io, come Dean Moriarty, penso che non ci sia nulla di più vero.

“Sal, dobbiamo andare e non fermarci mai finché arriviamo.

“Finché arriviamo dove, amico?”

“Non lo so, ma dobbiamo andare”.

 

Antonia

 

Libri: che passione!

Ho deciso di scrivere delle mie più grandi passioni che mi rappresentano sin da quando ero bambina: lingue-viaggi-letteratura-cinema e serie tv. Le prime tre sono divenute parte integrante della mia vita tanto che, le lingue e la letteratura, sono il mio oggetto di studio all’Università. Immancabili sono i miei viaggi, tanto da essere stata spesso definita dalle mie più care amiche “vagabond”. Presto scriverò delle varie esperienze che ho avuto la fortuna di vivere in prima persona! 

Il cinema…beh, mi piacerebbe ampliare la mia cultura a riguardo! Ho ancora tanti, troppi film da guardare…ma mi piace pensare che la mia lista vada sempre più ridimensionandosi!

Oggi però voglio iniziare con la lettura, i miei amati libri  che mi hanno a sempre accompagnata nelle varie tappe della mia vita e che mi hanno, in gran parte, resa la persona che sono oggi. 

Amo trascorrere un tempo indeterminato all’interno delle librerie e ciò è quanto mi propongo di fare ogni settimana, ritrovandomi così a comprare nuovi libri che, inevitabilmente, si aggiungono a quelli ancora non letti, facendone aumentare la lista e riducendo gli spazi in cui relegare la miriade di testi che sto accumulando. Le librerie, così come anche le biblioteche sono divenute per me un toccasana sia per l’anima che per la mente. Mi piace sfogliare le pagine dei classici e non solo, leggerne la trama, provare a immedesimarmi nella storia narrata. Eh si, perché è proprio questo ciò che faccio durante la lettura: avere la convinzione di essere parte viva e integrante del racconto, di conoscere i personaggi descritti, di vivere nell’epoca narrata.

Bastano poche pagine per ritrovarmi nell’Inghilterra vittoriana, indossando vestiti sontuosi e parlando la lingua che più amo, l’inglese; essere una delle donne tanto descritte da Virginia Woolf, forse anche a tratti nevrotica e insicura come l’adorabile Mrs Clarissa Dalloway, che si muove tra le strade di una città che sin da piccola ho reputato essere “la mia città”, ovvero Londra; ritrovarmi tra zar e zarine a San Pietroburgo, indossando vestiti pomposi e partecipando su invito alle varie feste presso il Palazzo d’Inverno, padroneggiando la mia amata-odiata-ostica lingua russa e l’affascinate lingua francese; catapultarmi nella Parigi del Novecento così ben descritta da Ernest Hemingway; ritrovarmi seduta nella veranda della casa di Mark Twain ad Hartford e chiacchierare della cosiddetta Gilded Age, del fermento che prese forma nel Nord degli Stati Uniti, mentre il Sud era sempre più scottato dalle conseguenze della guerra civile. 

Eh si, come avrete potuto notare non amo una sola letteratura in particolare, le amo tutte, ognuna in modo differente, ma tutte quelle che ho toccato con mano fino ad ora mi hanno resa e mi rendono la persona che sono oggi.

Leggere entusiasma la mia curiositas, mi permette di viaggiare con la mente facendomi scoprire posti fantastici che mi riprometto sempre di visitare personalmente, prima o poi.

Ogni libro che leggo è sempre associato ad un determinato periodo della mia vita o anche stato d’animo. Vi capita mai di iniziare a leggere un romanzo e poi di rendervi conto che quello non è il periodo giusto? Ecco, questo è quanto talvolta mi succede. Ho una lista infinita di libri che aspettano di essere letti. Sono posti lì nella mia libreria, nella mia nuova casa nella città eterna, qualcuno lasciato in qualche borsa, ma come quei vecchi amici che magari vivono altrove, sai che ci sono seppure per un po’ non li senti! Così avviene con i libri, perché infondo sono un po’ come degli amici, ti tengono compagnia, si prendono il tuo tempo, ti accompagnano in periodi particolari della tua esistenza, e una volta che sei preso da altre distrazioni non ti dimentichi certo di loro

Nel frattempo vorrei suggerirvi una grandiosa scrittrice afro-americana conosciuta grazie ad un esame di Letteratura Angloamericana, Toni Morrison. Coloro che hanno un’elevata padronanza della lingua inglese dovrebbero leggere il romanzo Beloved in originale…io l’ho trovato meraviglioso. Amo la storia americana, le sue controversie, il rapporto tra i neri e i bianchi, e questo libro riesce a raccontare della schiavitù in maniera superlativa, attraverso una storia che catturerà, pagina dopo pagina, la vostra attenzione. Sembrerà di ritrovarvi verso la fine dell’Ottocento e di essere coinvolti emotivamente in una storia che sino alla pubblicazione del romanzo non ebbe precedenti.

Antonia

Passion for books!

Hello everybody!
I have decided to write down some notes about my greatest passions: languages-travels-literature-cinema and TV series. The first three fields are fundamental in my life, indeed Languages and Literatures have become the purpose of my study at the University. They represent myself and what I want to become in the near future. Regarding my travels: they have made me the person I am today, I lived and travelled abroad for long time, so my friends like to name me “vagabond girl”. I will tell you some stories about my life abroad! Cinema…mhm, I would like to enlarge  my knowledge about it, even thought it takes me time, but I like to think that sooner or later my movies endless list is going to be shorter!
I want to start writing about books, what they mean to me: they have always been an integral part of my entire life. I love to spend an indefinite period of time by walking through libraries or bookstores and that is what I usually do, so I end up buying new books. The problem is I haven’t read yet all the other books I got, so this means one simple thing: a long list of books that are waiting to be read and the space where I can leave them is no longer enough! Libraries and bookstores are the best things for my soul and my mind.
I love flipping through the pages of a novel, reading the plot, trying to identify myself with the story told.Oh yeah… It takes me few pages to be part of that specific story: I find myself during the Victorian Age wearing lavish dresses and speaking the language I love the most, English; becoming one of the most famous women described by Virginia Woolf, a typical neurotic and insecure woman like the adorable Mrs Clarissa Dalloway, who walks around London, the city I have always liked to call “my city” since I was a child; finding myself among Tsars and Tsarinas of Saint Petersburg wearing sumptuous dresses and taking part in some parties to the Winter Palace, speaking my beloved-hated-hard Russian language and the fascinating French one; finding myself in Paris, so well described by Ernest Hemingway; chatting with Mark Twain, seated in his  porch in Hartfod.
As you can notice, I love literature in general, not only a specific one, but all the literatures I have coped with. Reading excites my curiosity, it allows me to daydream and to know places I have never been before and I really hope to see them asap.
Every book I read is associated with a determined period of my life.Have ever happened to you to stop reading a book because it was not the right period to do it? Well, that’s what happens to me, sometimes. I have got an endless list of books that are waiting to be read. They are everywhere: on my bookcase, in my new flat, some left in my bags, but I like to compare books with friends, those friends you do not meet everyday, because they live far from you. But even so, you know you can lean on them, and that’s what happens with books:  they are part of your daily life, even though you put them apart, it doesn’t mean that you have forgotten them. When you are ready, you will keep reading them!
Now, I want to recommend you to read a great novel “Beloved”, written by Toni Morrison, an African-American writer. Those who speak English fluently should read the novel in the original…speechless. I love American history, its controversies, the relationship between white and black people and this brilliant book is about slavery:  a story that captures your attention page by page. You will have the strange feeling to be involved in that story and in that specific period of time.
Antonia